Un po' di modellizzazione scientifica
Immaginare
cosa potrebbe succedere in un periodo geologico nel quale
l’Antartide abbia perso le sue coperture glaciali comporta tutta
una serie di calcoli, considerazioni, conoscenze, correlazioni
che sono al di sopra delle mie capacità. Le variabili in gioco
sono molte ed è difficile dare il giusto peso a ciascuna di esse.
Gli
stessi scienziati non sono nemmeno d’accordo che il riscaldamento
globale avvenuto sulla Terra (che è un dato di fatto
inconfutabile) abbia come causa primaria l’effetto serra causato
dall’aumento delle emissioni di gas inquinanti e dall’utilizzo
come combustibile prevalente di petrolio e i suoi derivati.
Uno
studio molto approfondito e autorevole afferma che la temperatura
del Sole sta aumentando. Quindi secondo questi autorevoli
scienziati la terra sta diventando più calda perché il Sole sta
adesso bruciando più luminosamente che in qualunque altro momento
durante gli ultimi mille anni.
Nel corso
delle diverse epoche della storia la Terra è oscillata lentamente da un
clima caldo, bagnato e stabile, ad uno freddo, asciutto e
ventoso. Questo è accaduto varie volte molto prima che venissero
utilizzati i combustibili fossili. Tra tutte le teorie ne
esistono alcune di bizzarre altre catastrofiche ma la maggior parte
propende per un surriscaldamento globale anche se non con la
stessa intensità in tutte le aree del mondo.
E’
certo che la massa terrestre si riscalderà più velocemente
rispetto agi oceani. Il fenomeno riguarderà in particolar modo le
latitudini settentrionali e le due regioni artiche (polo nord e polo
sud). L’intensità delle tempeste invernali aumenteranno in Europa
centrale ma diminuirà nell’area del mediterraneo.
L’aria
più calda contribuirà a rendere più estremi gli eventi
meteorologici. Le precipitazioni medie aumenteranno su tutta la
Terra ma in modo non omogeneo. Nelle zone umide, come i tropici e
le latitudini centro-settentrionali tenderanno ad aumentare
mentre in quelle aride e subtropicali si ridurranno e il clima
diventerà più secco. Il contrasto tra zone secche e umide
diventerà sempre più marcato. Mentre lo scioglimento dei
ghiacciai al polo nord provocherebbe un innalzamento di “soli” 15 cm
del livello del mare ben più devastante sarebbe lo scioglimento
di tutto il polo sud. Secondo alcuni calcoli se tutta la banchisa
antartica si sciogliesse il livello del mare si alzerebbe di 62 m. La
calotta glaciale antartica infatti costituisce il 90% della
riserva di acqua dolce del globo. L’acqua degli oceani è in
continuo movimento per effetto delle maree, del moto ondoso e
delle correnti che sospingono le gelide acque polari verso
l’equatore e le calde subtropicali verso i poli (circolazione
termoalina).
Il
fenomeno della circolazione
termoalina è attivato dalle differenze di temperatura e di
salinità dei mari. La diminuzione di salinità degli oceani,
dovuta sia allo scioglimento dei ghiacciai che all’aumento delle
precipitazioni potrebbe interrompere, rallentare o comunque alterare le
grandi correnti transoceaniche con disastrose conseguenze sul
clima in tutto il
mondo.
Lo
studio di campioni di ghiaccio, estratti a grandi profondità al
polo sud, hanno svelato che in un passato remoto ci siano state
alterazioni della circolazione termoalina e queste sono associate a
rapidi e radicali cambiamenti del clima. Lo scioglimento dei
ghiacci, per forza di cose causerà cambiamenti nelle correnti
oceaniche che seguono leggi dominate da 2 parametri fondamentali:
differenza di temperatura e salinità dell’acqua. Anche la
curvatura della superficie del pianeta cambierà. Vi sarà una espansione
degli oceani dovuta al fatto che l’acqua aumenta di volume quando
aumenta di temperatura. La riduzione dei ghiacciai non
comporterebbe una modifica della posizione del continente
rispetto al sole e alla sua stagionalità in modo apprezzabile
rispetto alle grandezze in gioco. Rimarranno ancora le due
stagioni “della notte continua” e “dì continuo”.
Secondo
però quanto studiato da Stefania Danesi 20 mila anni fa il peso
della calotta antartica era molto superiore tanto da provocare
una deformazione della crosta terrestre. Quando lo spessore del
ghiaccio si è assottigliato, la crosta terrestre, comportandosi
come un corpo elastico, ha cominciato a prendere la forma
originaria e si è “rilassata” liberando energia e generando
terremoti. I terremoti antartici scatenati dai ghiacciai si
chiamano glaciamoti e il gruppo di Geodesia dell’università di Bologna,
di cui fa parte Stefania Danesi, ne ha registrati oltre 6 mila in
3 mesi grazie alle installazioni di 6 stazioni sismiche sulle
rocce attorno il ghiacciaio del
David.
E’
difficile prevedere per le terre emerse del continente antartico
una successione colonizzatrice attendibile. Infatti un
innalzamento delle temperature medie dei mari avrebbe ricadute
importanti sull’intera catena alimentare marina: il fitoplancton,
ad esempio, del quale si nutrono alcuni piccoli crostacei come il
krill vive sotto il ghiaccio polare. Una diminuzione dei ghiacci
implica una diminuzione dei krill che è fondamentale per
l’alimentazione di molte specie di cetacei e di grandi balene. Molte
specie di animali rischiano la sopravvivenza per il semplice
fatto che sono inadeguate a vivere a temperature superiori. A
causa delle alterazioni del loro habitat, alcune popolazioni di
pinguini in Antartide sono diminuite del 33%. Anche un aumento
dell’incidenza di malattie negli animali marini è collegato
all’aumento delle temperature degli
oceani.
Giulia cl. 3° sez. L - sede A. Martini - 2008
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