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Quando, in condizioni di luce scarsa, vengono impegnati
prevalentemente i bastoncelli, si determina una minore acuità
visiva e un rallentamento dei riflessi:
tutti gli automobilisti sanno che, al crepuscolo, non solo tutte
le vacche sono grigie ma anche che individuare un cane che attraversa
una strada è più difficile, e che ci vuole più tempo per capire
se si tratta di un cane, oppure di una tigre del Bengala.
(…) In realtà, quando ce n'è poca, la luce, per essere percepita,
ha bisogno di trovarsi una retina più sensibile. La sensibilizzazione
della retina alla luce avviene attraverso un processo di modificazioni
fotochimiche che, probabilmente, costituiscono una specie di
integrazione di energia. Questo dispendio
di energia diminuisce l'acuità visiva ( che è la capacità di distinguere
due punti ravvicinati, posti a una certa distanza) e rallenta i
tempi di trasmissione dei segnali dalla retina al cervello. I coni,
per essere attivati, hanno bisogno di una maggiore quantità di energia.
Questo perché sono collegati una sola volta con le cellule gangliari
e queste, per "sentirlo" (visto che proviene da coni singoli), hanno
bisogno che il segnale sia davvero forte. In questo modo, il segnale
non viene "disperso" come avviene, invece, con i bastoncelli. Per
cui. L'acuità visiva è maggiore. Più su vi dicevo che, quando arriva
una minore quantità di energia, i bastoncelli, oltre a diminuire
la loro acuità visiva, rallentano i tempi di trasmissione dei segnali.
Avrete notato che, quando vi infilate al cinema in una bella giornata
di sole, ci vuole un bel po' di tempo, prima di riuscire a individuare
una poltrona libera: l'occhio ha bisogno di adattarsi all'oscurità,
cioè di passare - per dirla con parole di lusso - da una visione
fotòpica ( che impegna i coni) , a una visione scotòpica ( che impegna
i bastoncelli) . Questo processo di adattamento si realizza nel
giro di pochi minuti, per quanto riguarda i coni, mentre, per i
bastoncelli, ci vuole un'ora e più.
(…) Durante l'adattamento,
nella retina si rigenera una sostanza fotochimica,
la rodopsina, che ha la funzione di sensibilizzare alla luce i bastoncelli.
Questa sostanza, infatti, durante la visione fotopica (cioè, quando
c'è molta luce), si sbianca, rendendo meno sensibili i recettori,
e ha bisogno - quando luce ce n'è poca - di essere rigenerata. I
coni, invece, vengono attivati da un'altra sostanza, la iodopsina.
Mentre la rodopsina non è selettiva, cioè non è capace di assorbire
se non un certo tipo di luce, la iodopsina lo è. Infatti, riesce
a selezionare diversi tipi di luce, cioè i colori. Queste due sostanze,
all 'incirca, funzionano come gli acidi delle pile, innescando una
produzione di energia elettrica. I bastoncelli, dunque, prendono
a funzionare solo quando sono stati sensibilizzati alla luce, da
una quantità sufficiente di rodopsina. Ma i bastoncelli, rispetto
ai coni, dispongono, come sappiamo, di una acuità visiva molto ridotta:
ecco perché, durante la proiezione del film, in una sala cinematografica,
non vedrete mai nessuno leggere il giornale.
(T. Casula, Tra vedere e non vedere, 1981, Einuaidi, pagg. 26,
28).
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Interpretazione del testo - parole
chiave
- Collega tra di loro con una freccia:
rodopsina
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iodopsina
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bastoncelli
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coni
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- Completa mettendo SI' o NO:
coni |
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bastoncelli |
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sensibili ai colori |
funzionano al buio |
la loro sostanza si rigenera |
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